psicologo montecatini

Domande frequenti

Quanto dura una terapia?

La durata di una terapia varia in base a numerosi aspetti che comportano una variabilità consistente tra caso a caso e conseguentemente l’applicazione di un trattamento che potrebbe coinvolgere solo poche sedute o addirittura durare anni. Una buona terapia rende il paziente sempre più consapevole e capace di capire quando gli obiettivi prefissati sono stati raggiunti. Insieme al terapeuta vengono valutati i traguardi e l’opportunità di conclusione del trattamento.

Mi hanno detto che intraprendere un percorso terapico è molto impegnativo e costoso, è vero?

È innegabile ammettere che un approccio passivo da parte del paziente influenzi negativamente il percorso terapico. Un percorso terapico sarà efficace quanto più il paziente si presenti motivato al riconoscimento e comprensione del problema e alla sua risoluzione. L’impegno del paziente sarà quello di non attendere passivamente gli esiti del trattamento ma tenere bene in mente i propri obiettivi e collaborare attivamente con il terapeuta.

Il costo di un percorso varia in base alla sua durata che, come detto sopra, varia da caso a caso. Per la determinazione delle tariffe professionali degli psicologi ad oggi la sola norma di riferimento è il DM n. 165 del 29 luglio 2016 che individua dei «valori medi di liquidazione» dal momento che in assenza di tariffari il compenso per le prestazioni professionali è pattuito al momento del conferimento dell’incarico. Si rimanda alla lettura di tale norma per la consultazione dei valori medi. Lo Studio Psicologico FM, da sempre ha adottato un approccio di apertura nei confronti delle richieste dei pazienti anche in funzione delle condizioni economiche e sociali degli stessi.

Sapere che dovrò affrontare un percorso mi fa sentire “non-OK”, motivo per cui tendo a sottovalutare il problema o a rimandare. Perché sono così restio nell’intraprendere una terapia?

Il provare le stesse sensazioni da anni, vivere le stesse situazioni emotive che ricorrono ciclicamente, cogliere frequentemente conferme circa la correttezza del proprio approccio alla vita creano alla persona un forte attaccamento alle caratteristiche della propria personalità rendendo molto faticoso metterle in discussione. Nonostante ci siano queste  resistenze la persona spesso sente che comunque c’è qualcosa da migliorare, ed è proprio da qui che si parte. È pacifico ritenere che la personalità di una persona si definisca nei primi anni di vita con successivi modellamenti nel corso della vita. 

La persona si crea quindi un proprio “copione” cioè un suo modo di approcciarsi alla vita che, fatto proprio, tendenzialmente lo seguirà per tutta la sua esistenza. Riconoscere un problema o un aspetto da migliorare in questo “copione” è un passo importante ma ancora più difficile è decidere di agire e soprattutto agire. La resistenza all’intraprendere un percorso è assolutamente normale, fondamentale invece è riuscire a cogliere il momento della spinta motivazionale che prima o poi si farà avanti.  Fatto questo, lo Studio Psicologico FM sarà ben lieto di condividere insieme un percorso terapeutico!

Come si riconosce un attacco di panico?

La caratteristica principale per poter parlare di attacco di panico è la presenza di un attacco di ansia intensa senza uno stimolo che giustifichi la comparsa dei sintomi fisiologici che l’accompagnano. Ha un inizio improvviso, raggiunge rapidamente l’apice (di solito in 10 minuti o meno) e si accompagna spesso da un senso di pericolo imminente. 

Di solito chi soffre di disturbo di panico descrive la paura come molto forte e riferisce di avere pensato di essere in pericolo di morte, temendo di avere un ictus o infarto, Questo porta spesso la vittima a recarsi al Pronto Soccorso per richiedere delle cure specialistiche urgenti. Se nel tempo si ripete il soggetto è portato a manifestare condotte di evitamento di luoghi o situazioni in cui questo viene richiamato. In questi casi è importante diagnosticarlo e farsi seguire da uno Psicologo Psicoterapeuta.

Tra i principali sintomi troviamo:

  • Tachicardia
  • Sudorazione
  • Tremori o spasmi muscolari
  • Dispnea o sensazione di soffocamento
  • Dolore o fastidio al petto
  • Parestesie (sensazioni di torpore o di formicolio)
  • Brividi o vampate di calore
  • Sensazioni di sbandamento o svenimento
  • Derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (essere distaccati da sé stessi)
  • Paura di perdere il controllo o di impazzire
  • Paura di morire
 

Soffro di depressione?

I comportamenti che più caratterizzano la depressione sono l’evitamento dei contatti con le persone, la mancanza di voglia di recarsi a lavoro, la mancanza di cura personale, una certa passività, una tendenza alla lamentela, una riduzione o azzeramento dell’attività sessuale e, nei casi peggiori, anche tentativi di suicidio.

Le emozioni più spesso sperimentate sono un’insoddisfazione generale, la disperazione, una tristezza di fondo, un senso di vuoto, un senso di solitudine e di impotenza e perdita di speranza.

È importante però sottolineare che non è possibile fare autodiagnosi o diagnosi attraverso semplici test che troviamo anche on line. Occorre rivolgersi ad uno Psicologo e farsi fare una diagnosi specifica secondo i criteri del DSM-5.

Sto vivendo una relazione tossica?

Con relazione “tossica”, accezione molto modaiola usata frequentemente, si intende una relazione poco sana in cui non c’è un equilibrio tra i partner ma un’asimmetria di potere e responsabilità. Da una parte un bisogno malsano di essere amati e riconosciuti tanto da portarci ad accettare  qualsiasi situazione pur di non vivere il proprio vuoto interiore, dall’altra il bisogno di conquistare e riversare il potere sull’altro per colmare il vuoto dato da una ferita narcisistica.

I segnali:

  • senso di confusione
  • sensazione di inadeguatezza e disistima
  • tendenza a voler cambiare il partner
  • tendenza a credere alle giustificazioni del partner
  • overthinking
  • prosciugamento delle energie
 

Che cosa fare se ci si accorge di essere in una relazione tossica?

Se vi accorgete di essere finiti nel circolo vizioso delle relazioni tossiche, ci sono alcuni punti che potete seguire:

  • Cercate di rimanere oggettivi su ciò che avviene. Può essere utile a questo proposito tenere un quaderno dove appuntare ciò che avviene e farsi delle domande in proposito. Ad esempio: quando siete con il vostro partner sentite che il tempo è speso bene? O sentite le vostre energie prosciugate e state con lui/lei solo per paura di rimanere soli?
  • Centratevi su voi stessi. Sentite di aver sacrificato delle parti di voi per questa relazione? Ad esempio amicizie, hobbies, tempo libero…
  • Lavorate sul “copione” che si ripete. Se vi sembra che la tendenza sia sempre quella di infilarvi in relazioni tossiche probabilmente il vostro copione di vita si sta ripetendo, ad esempio la tendenza a dipendere dall’altro, o a scegliere partner che vi trattano male. Un percorso di psicoterapia potrebbe aiutarvi a capire meglio, prendere consapevolezza e a prendere nuove decisioni di copione.
  • Chiedete aiuto. Se la situazione è grave, se cioè il vostro partner vi maltratta verbalmente o fisicamente non esitate a parlarne con qualcuno che possa aiutarvi, o eventualmente ad allertare le forze dell’ordine.
 

Cos’è una fobia?

Una fobia è una paura intensa, persistente e duratura. È possibile differenziarla da altre paure perché ha una manifestazione emotiva sproporzionata per qualcosa che non rappresenta una reale minaccia. Chi soffre di fobie, infatti, solitamente è consapevole dell’irragionevolezza della paura, ma comunque non riesce a controllarla o gestirla in modo accettabile portando significative compromissioni nella vita sociale e lavorativa.

Esistono le fobie generalizzate, come l’agorafobia, paura degli spazi aperti e la fobia sociale, paura di esporsi in pubblico, e le fobie specifiche quando viene provata per uno specifico stimolo trigger (ad es.  animali, altezze, ascensore, aereo…)

Sintomi:

  • tachicardia
  • sudorazione
  • Tremori
  • vertigini,
  • disturbi gastrici
 

Ovviamente, tali manifestazioni fisiologiche si attuano solo alla vista della cosa o situazione temuta o al pensiero di poterla vedere o vivere.

Che differenza c’è tra ossessione e compulsione?

Il DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) definisce ossessione un pensiero ricorrente e persistente vissuto come disturbante e inappropriato. Tali pensieri sono anche definiti “egodistonici” ossia lontani dal concetto di sé perché il soggetto riconosce essere esagerati. L’individuo tenta di sopprimere i pensieri o le immagini, neutralizzandoli con altri pensieri o azioni o eseguendo una compulsione.

La compulsione, infatti, è un comportamento ripetitivo, che la persona si sente obbligata ad eseguire in risposta ad un’ossessione o secondo regole da applicare rigidamente. Si tratta, quindi, di comportamenti e azioni mentali che hanno il compito di prevenire o ridurre l’ansia e il disagio e non che non sono realistici, ma eccessivi.

Infine, sempre secondo il DSM, ossessioni e compulsioni implicano un dispendio di tempo, causano disagio significativo e portano alla menomazione nel funzionamento sociale e lavorativo.

Da quando c’è il COVID non sono più io, mi sento strano, sono apatico, ho difficoltà a dormire, cosa mi è accaduto?

Purtroppo, la pandemia ha letteralmente sconvolto il mondo a cui tutti noi eravamo abituati modificando i rapporti e il modo con cui stiamo insieme agli altri, con ingenti effetti sulla sfera mentale e psicologica in particolare dei giovani e dei più vulnerabili.

Naturalmente questo dispende anche dalle condizioni pregresse dell’individuo, della sua storia personale, delle condizioni sociali, economiche ma anche da fattori biologici come sesso, età e patologie già presenti. Ultimamente si sono manifestati in modo consistente disturbi di ansia, stress, insonnia, depressione e sentimenti di rabbia, che non si erano evidenziati durante la prima fase della pandemia. Questo può essere anche dovuto al perdurare di questa situazione di emergenza e incertezza sul futuro.

I soggetti più a rischio a livello psicologico sono quelli che hanno vissuto in prima persona la malattia o hanno avuto persone vicine o familiari malati o deceduti, quelli che hanno perso il lavoro o ha avuto danni alla propria attività. Occorre non sottovalutare i sintomi e rivolgersi ad uno specialista per gestire al meglio la situazione.

Quando si può parlare di trauma?

Pierre Janet descrive molto bene il concetto di trauma: “Un trauma psicologico è il risultato dell’esposizione ad un inevitabile evento stressante che va oltre i meccanismi di coping (affrontamento) della persona. Quando le persone si sentono enormemente sopraffatte dalle loro emozioni, i ricordi non possono essere trasformati in esperienze narrative neutrali. Il terrore diventa una fobia della memoria che impedisce l’integrazione dell’evento traumatico e frammenta i ricordi traumatici, separandoli dalla coscienza ordinaria, lasciandoli organizzati in percezioni visive, preoccupazioni somatiche e reazioni comportamentali”.

Questo significa che per poter parlare di trauma occorre che il soggetto consideri particolarmente stressante l’evento che sta vivendo, non abbia le risorse sia emotive sia cognitive per affrontarlo e che non abbia le capacità per elaborarlo.

Questo spiega anche il motivo per cui non tutte le persone che vivono un’esperienza traumatica reagiscono allo stesso modo. Le risposte possono essere moltissime e variare dal completo recupero con il ritorno ad una vita normale in breve tempo, fino alle reazioni più gravi che impediscono alla persona di continuare a vivere la propria vita come prima dell’evento traumatico.

Esistono diverse forme di esperienze potenzialmente traumatiche a cui può andare incontro una persona nel corso della vita. Solitamente nell’immaginario collettivo quando parliamo di evento traumatico pensiamo ai grandi traumi, quelli che in Psicologia chiamiamo Traumi con la T maiuscola ovvero tutti quegli eventi che implicano la morte o che minacciano l’integrità fisica propria o delle persone care, ad esempio guerre, disastri naturali, abusi, incidenti etc. 

Esistono in realtà anche altre forme di traumi, i “piccoli traumi” quelli con la “t” minuscola, ovvero quelle esperienze soggettivamente disturbanti che sono caratterizzate da una percezione di pericolo non particolarmente forte, ma che possono persino diventare più pericolosi degli altri poiché non siamo sempre in grado di identificarli. Si possono includere in questa categoria eventi come l’esposizione ripetuta a umiliazioni o interazioni brusche con delle persone significative durante l’infanzia che finiscono per danneggiare le risorse di coping. In questi casi si parla di “traumi cumulativi”.  

Nonostante gli eventi sopra descritti riferiti alle due tipologie di trauma siano molto differenti, la ricerca scientifica ha dimostrato che le persone reagiscono, dal punto di vista emotivo, mostrando gli stessi sintomi.

Quando viviamo un evento traumatico è come se il nostro cervello si “freezasse” e lo rendesse non elaborabile e non integrabile correttamente nel sistema psichico del soggetto fino a provocare un evidente disagio mettendolo a rischio di manifestare patologie come il Disturbo da Stress Post Traumatico (PTSD).

Il Post Traumatic Stress Disorder è il principale disturbo (anche se non l’unico) in cui si fa riferimento al trauma psicologico. Le sue caratteristiche sono: esposizione a un evento potenzialmente traumatizzante, rivisitazione dell’evento in modo persistente, persistente evitamento degli stimoli connessi al trauma, sintomi della durata di almeno un mese.

Un percorso terapico mirato all’elaborazione del trauma aiuta la persona ad integrare l’evento traumatico nel sistema psichico.

Nella mia pratica professionale posso dire che le tecniche ad oggi maggiormente efficaci e veloci nell’elaborazione dei traumi sono l’EMDR e la EMI che si focalizzano sul ricordo dell’esperienza traumatica ed utilizzano i movimenti oculari o altre forme di stimolazione bilaterale del cervello, consentendo la riattivazione della comunicazione tra le reti neurali e consentendo, così, la corretta elaborazione del trauma con risultati sorprendenti già in poche sedute.